Il peer-to-peer lending, spesso abbreviato col termine P2P lending, ma anche conosciuto col nome di social lending, è una forma di finanziamento/investimento molto innovativa, che esiste già da più di un decennio, ma che sta raggiungendo le masse proprio in questi ultimi anni.
Il presente articolo si pone come guida definitiva al mondo del peer to peer lending. Vedremo insieme cos’è il p2p lending, come funziona dal punto di vista dell’investitore e qual è la situazione di questo mercato in Italia ed in Europa. Inoltre, scopriremo quanto si può guadagnare investendo nel lending p2p, ma anche i rischi che si corrono, ed i risvolti fiscali legati a tale tipologia di investimento.
Qui di seguito, ti presento in anteprima le migliori piattaforme per investire in finanziamenti p2p, ma se vuoi avere una panoramica completa sui migliori marketplace italiani ed europei di social lending ti invito a leggere questo articolo.
Cos’è il P2P lending e come funziona
Il termine P2P lending proviene dall’inglese, e significa prestito tra privati (da lend = prestare). Si tratta quindi di una forma di prestito personale erogato da privati ad altri privati su Internet, tramite piattaforme che fanno da intermediarie.

In alcuni casi il ruolo di tali piattaforme è di intermediazione diretta tra richiedenti il prestito (mutuatari) ed investitori; quindi all’interno della piattaforma stessa ha luogo tutto il processo di contrattazione tra le parti, e non c’è nessuna società finanziaria coinvolta. L’investitore presta direttamente i soldi al richiedente. Il più famoso sito di P2P lending che funziona in questo modo è sicuramente il nord-europeo Fellow Finance.
In altri casi invece il ruolo delle piattaforme è solamente di intermediazione indiretta, dato che è coinvolta nel processo anche una quarta parte, ovvero i cosiddetti loan originators.
I loan originators sono società finanziarie che offrono prestiti a privati oppure ad aziende, e che a volte rimettono in vendita tali prestiti o una parte di essi proprio all’interno dei marketplace di p2p lending. Esempi di piattaforme che ospitano prestiti provenienti da altre società finanziarie, e che quindi non operano un’intermediazione diretta tra richiedenti e investitori, sono: Mintos, PeerBerry e Bondster.
In ogni caso, per mitigare il rischio, il prestatore ha la possibilità di diversificare il proprio portafoglio su un elevato numero di prestiti, anche con quote di soli 5 o 10 euro per prestito. Inoltre, quasi sempre i siti di p2p lending offrono anche un mercato secondario, in cui gli investitori hanno la possibilità di acquistare, vendere e scambiarsi i prestiti che detengono in portafoglio. Tale opzione permette di rientrare rapidamente dall’investimento in caso di necessità.
Evoluzione del peer to peer lending
Il social lending è di matrice anglosassone ed è stato per primo introdotto in Gran Bretagna nel 2005, dalla società Zopa. Si è sviluppato soprattutto negli USA e in Europa, con una forte presenza anche in Cina, ed ha acquisito sempre più notorietà a partire dalla crisi economica del 2008, quando la stretta del credito ha portato sempre più privati e aziende a ricercare canali alternativi per finanziarsi.
Attualmente la società di P2P lending più grande al mondo è americana e si chiama Lending Club. Testimonianza del successo di tale piattaforma, ma più in generale di tutto il settore del social lending, è che la stessa Google ha deciso di entrare nel capitale di Lending Club a partire dal 2013, con un massiccio investimento.
A parte USA e UK, una delle maggiori aree di sviluppo del P2P lending è quella delle Repubbliche Baltiche, dove operano decine di società di ottima qualità ed enormi dimensioni (come Mintos, Bondora e Twino) utilizzabili anche da investitori italiani.
P2P lending in Italia
In Italia attualmente operano sette società di p2p lending. Vediamo alcune informazioni di base su ciascuna di esse:
- Soisy: azienda fondata a Milano nel 2015 e autorizzata dalla Banca d’Italia, che permette agli investitori di finanziare gli acquisti online effettuati da privati. Gli interessi sono compresi tra il 5% ed il 7% annuo e la piattaforma è in forte crescita e molto apprezzata dagli investitori. A nostro avviso si tratta della migliore piattaforma di p2p lending italiana. Scopri maggiori informazioni cliccando qui.
- Prestiamoci: è una piattaforma italiana per il prestito tra privati, presente da oltre 10 anni sul mercato e molto conosciuta nel nostro Paese. Si tratta di un operatore che prende in considerazione il merito creditizio di chi richiede il prestito e lo inserisce in una classe che va da A a G a seconda della sua affidabilità. I rendimenti attesi arrivano fino all’8,87% annuo e gli interessi guadagnati vengono trasferiti direttamente sul tuo conto corrente (mentre la parte capitale rimane a disposizione per nuovi investimenti). Clicca qui per maggiori info.
- Smartika: è una piattaforma italiana specializzata nel prestito tra privati, che funziona come vero e proprio marketplace in cui vengono proposti ai finanziatori progetti meritevoli e affidabili su cui investire. Nata nel 2012, è attualmente gestita da Banca Sella, il che rende l’idea della sua affidabilità. L’investimento minimo è di 100 € e viene diversificato in un numero minimo di 10 prestiti. Clicca qui per maggiori info.
- EvenFi: piattaforma italiana e regolamentata di crowdlending peer-to-peer, pienamente operativa solo dal 2020, ma che offre già opportunità di investimento molto interessanti sul territorio italiano. Gli investitori possono finanziare progetti imprenditoriali e ottenere in cambio rendimenti compresi tra l’8% ed il 10% annuo. L’investimento minimo è pari a soli 20 euro. Clicca qui per maggiori info.
- Borsa Del Credito: gestita da ART SGR Spa, è un marketplace di p2p lending dedicato esclusivamente ai prestiti alle imprese, mentre i finanziatori possono essere privati, altre società o anche istituti di credito. L’investimento minimo con cui partire è di 1.000€, e gli investimenti dei finanziatori sono protetti da un fondo di garanzia appositamente accantonato per le ipotesi di default dei mutuatari.
- October: si tratta di una piattaforma specializzata in prestiti alle imprese, nata in Francia nel 2014, ma attiva in diversi Paesi europei tra cui l’Italia, in cui ha una sede a Milano. Il portale vanta oggi 17.000 prestatori che possono investire somme a partire da 20 euro. L’azienda si rivolge anche agli investitori istituzionali con pacchetti racchiusi in fondi di investimento accessibili solo da questi.
- Younited Credit: azienda esistente dal 2008, che concede prestiti a privati e contestualmente permette agli investitori di acquistarli e guadagnare. L’investimento minimo è di 1000 euro.
- Blender: altra piattaforma italiana, gestita dalla società Blender Italia s.r.l., che concede prestiti fino a €15.000 a privati con un’entrata mensile da €1.000 in su, e che permette agli investitori di partecipare ai finanziamenti guadagnando una percentuale.
P2P lending: guadagni
Sono in molti a chiedersi quanto sia possibile guadagnare con il P2P lending. Questo dipende ovviamente dalla piattaforma che si decide di utilizzare, ma anche e soprattutto dal livello di rischio che si decide di assumere.
Bondora (qui il sito ufficiale), che probabilmente è la piattaforma più stabile e sicura di P2P lending attualmente disponibile per gli investitori europei, offre il cosiddetto piano Go&Grow, che permette di guadagnare un 4% annuo senza doversi preoccupare di scegliere i prestiti in cui investire. Molti lo considerano alla stregua di un conto deposito ad elevato rendimento, e la liquidazione degli interessi avviene addirittura su base giornaliera.
Se si vuole rischiare di più ed ottenere un rendimento più elevato, è possibile affidarsi a marketplace come Swaper, Viainvest o Bondster, dove i tassi di rendimento annuo si aggirano intorno al 12%.
Per quanto riguarda invece le piattaforme italiane, i rendimenti sono di solito leggermente più bassi.
P2P lending: rischi
In ogni caso, c’è da considerare che gli investimenti in P2P lending sono per loro natura molto rischiosi. Nonostante la garanzia di buyback offerta da numerosi siti di social lending, che limita il rischio di perdita del capitale investito, esistono lo stesso almeno 5 rischi principali in questa forma di investimento:
- Credit Risk / Default Risk: c’è il rischio che il mutuatario, ovvero la persona che sta usufruendo del prestito (o lo stesso loan originator, nel caso in cui sussista la garanzia buy-back), non ripaghi il prestito. Questo può comportare la perdita parziale o totale dei soldi investiti, in base alla tipologia di investimento fatto.
- Rischio piattaforma: nonostante si tratti di un rischio molto remoto, è sempre possibile che la piattaforma stessa vada in bancarotta o smetta di funzionare. In questo caso potresti perdere parte del tuo capitale, o vedere i tuoi soldi bloccati anche a lungo.
- Cash flow timing risk: poiché tutti i pagamenti di un investimento in prestiti sono collegati al pagamento effettuato dal mutuatario o dal richiedente prestito, possono verificarsi situazioni in cui chi ha richiesto il prestito paghi in ritardo oppure oltre la data predeterminata. In questo caso l’investitore riceverà il pagamento in un momento successivo rispetto al momento che era stato previsto.
- Prepayment Risk: i mutuatari, ossia i richiedenti prestito, hanno spesso l’opzione di ripagare anticipatamente il prestito. In questo caso una parte del guadagno previsto non verrà corrisposta poiché gli interessi sul finanziamento sono ridotti rispetto al prestito originario.
- Currency Risk: nel caso in cui vengano effettuati degli investimenti in altre valute potrebbero esserci dei rischi derivanti dal mancato guadagno dovuto al cambio valuta sfavorevole.
P2P lending e tassazione
Come funziona la tassazione dei guadagni conseguiti tramite P2P lending? In questo caso bisogna effettuare una importante distinzione tra p2p lending italiani e piattaforme estere.
I p2p italiani, o quelli che almeno dispongono di una sede fisica in Italia, solitamente fanno da sostituto d’imposta per gli investitori. Questo significa che le tasse dovute allo Stato Italiano vengono direttamente trattenute e pagate dalla piattaforma, e l’investitore non deve preoccuparsi di nulla.
Le piattaforme estere di p2p lending invece non sono autorizzate per legge ad agire da sostituto d’imposta, quindi nella maggior parte dei casi non trattengono nulla dai guadagni degli investitori e lasciano a loro l’onere di dover dichiarare al fisco i proventi realizzati di anno in anno, in fase di dichiarazione dei redditi.
Per maggiori informazioni è possibile chiedere il parere di un commercialista.
I vantaggi di investire nel peer to peer lending sono chiari: i rendimenti attesi da questa forma di investimento sono decisamente superiori a quelli dell’asset class azionaria, come anche di quella obbligazionaria e immobiliare.
Inoltre, alcune piattaforme rendono davvero semplice e sicuro il processo di investimento per gli utenti, a cui non è richiesta particolare esperienza per iniziare con successo la propria avventura nel mondo del social lending. Mi riferisco alle funzioni di investimento automatico, alla garanzia di buyback e alla possibilità di diversificare il proprio portafoglio su centinaia di prestiti diversi.

Tuttavia, se si vuole considerare il p2p lending come un’asset class a sé stante, è necessario tenere in considerazione il fatto che questa esiste da soli 15 anni, e quindi non abbiamo sufficienti dati per presumerne una stabilità nel lungo periodo, attraverso tutte le varie fasi del ciclo economico.
Nel corso del 2020 il P2P lending ha affrontato un periodo di forte crisi, da cui sembra che ora si stia lentamente riprendendo. Anche a causa delle ripercussioni economiche del lock-down e del Covid-19, diversi loan originator presenti in Mintos non sono riusciti ad onorare le garanzie di buyback, ed hanno dichiarato default, arrecando diversi danni agli investitori. Inoltre, cosa ben più grave, alcune piattaforme di p2p lending come Envestio, Kuetzal e Grupeer, si sono rivelate delle vere e proprie truffe, dato che dopo aver raccolto i soldi degli investitori sono scomparse oscurando i rispettivi siti web.
Tali problematiche, unite alle complicazioni fiscali in cui incorre chi decide di investire nelle piattaforme estere di social lending, hanno portato molti investitori a rinunciare completamente ai prestiti p2p, cercando fortuna altrove o tornando a mettere i soldi sotto il materasso.
Chiaramente si tratta di un approccio estremo e sbagliato, dato che, se affrontato con cautela e senza farsi trasportare da facili entusiasmi, il p2p lending può risultare un ottimo investimento ed un ottimo metodo per diversificare il proprio portafoglio finanziario globale.
Piuttosto che andare alla ricerca delle piattaforme più esotiche e più ad alto rendimento, risulta preferibile selezionarne poche e particolarmente affidabili. Inoltre, invece che investire tutto il proprio capitale nel p2p lending, è sicuramente più consigliabile dedicare a tale asset class un 10% del proprio portafoglio.
Domande frequenti e risposte
Siamo giunti alla fine di questo articolo. Prima di salutarci, vediamo di rispondere ad alcune delle domande più frequenti che altri lettori come te di solito si pongono riguardo il social lending.
Il termine P2P lending proviene dall’inglese, e significa prestito tra privati (da lend = prestare). Si tratta quindi di una forma di prestito personale erogato da privati ad altri privati su Internet, tramite piattaforme che fanno da intermediarie.
Le piattaforme migliori di p2p lending in Italia sono sicuramente Smartika e Soisy. Se vuoi avere una panoramica complessiva delle piattaforme di p2p lending disponibili in Italia e in Europa, ti invito a leggere questo articolo.
Sì, investire nel p2p lending conviene e può fornirti guadagni anche molto interessanti, ovvero intorno al 10% annuo. Tuttavia devi mettere in conto che tali guadagni andranno poi tassati, e che questa forma di investimento comporta un rischio molto elevato.